BOXE
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COACH FRANCIS: "PAPARO DIVENTERA' UN CAMPIONE"

In una Milano piovosa e semideserta, coach Francis Rizzo e suo nipote Francesco Paparo si chiudono in palestra e fanno il conto alla rovescia aspettando la grande notte del 13 aprile, dove “King Papachenko” affronterà l’esperto torinese Jacopo Lusci.

Come stai, coach? E soprattutto come sta Papachenko?
“Bene: abbiamo passato Pasqua e Pasquetta in palestra ed è prontissimo! Sai cosa mi ha chiesto ieri? Se con Lusci deve fare il ko o portarlo a spasso per otto round…”

E tu cosa gli hai risposto?
“Che se può metterlo giù lo deve fare: che senso ha portare avanti un match che si può chiudere prima del limite?”

L’incontro con Lusci è uno di quelli che si possono chiudere così, alla maniera forte?
“Credo proprio di sì. Lusci è un buon avversario, ma Paparo ad ogni match sta diventando sempre più consapevole del suo valore ed io, in silenzio, osservo i suoi miglioramenti e li sento sulle mie mani. Adesso non è solo veloce, ma picchia anche e sa esattamente dove e quando affondare i colpi… e poi, sai che tra pochi giorni passa prima serie?”

Quindi potrà combattere per il titolo italiano?
“Si, e mi piacerebbe che lo facesse subito dopo Lusci. Ma al tempo stesso cominciamo già a guardare fuori dall’Italia, perché uno col suo talento non può chiudersi in un mercato limitante come il nostro”

Infatti: pochi giorni fa Paparo ha dichiarato che entro la fine del 2025 sarà campione europeo… non avrà esagerato?
“Con Edoardo Germani studieremo il percorso ideale per la sua carriera. E’ giovane ma non vogliamo perdere tempo: un pugile vero accetta sfide vere, non si scappa da questo teorema”.

Bè, il trend in Italia è l’ esatto opposto: molti prospect vanno avanti a suon di mestieranti per gonfiare il record, accumulando vittorie che quasi sempre si rivelano inutili per la loro crescita.
“E’ vero. Non so cosa sia andato storto negli ultimi anni, ma è così: tutti vogliono fare i pugili, ma nessuno vuole fare il pugile. Quasi tutti accettano soltanto incontri che sanno benissimo di avere già vinto in partenza. Questo li illude sul loro valore reale e al tempo stesso li rende molli; con Paparo tutto ciò non accadrà mai
".

La sensazione è che tanti ragazzi vogliano gli onori del pugile senza però accettare gli oneri…
“Un tempo non era così. In Doria nei primi anni 2000 i pugili erano tutti dei veri duri. Un’altra razza rispetto ai ragazzi comuni. Ogni sparring era una guerra e gli avversari non li sceglievano certo loro: il mio maestro Angelo Valente, per esempio, mi dava una data e io dovevo semplicemente farmi trovare pronto, altrimenti ero fuori. Un altro mondo! E’ questa la mentalità che ho sempre cercato di trasmettere a Paparo”.

Se ti dico che secondo me la boxe –anche quella dilettantistica – dovrebbe essere uno sport per pochi, cosa mi rispondi?
“Che hai ragione al 100%. Ma sai quante volte ho sconsigliato a certi ragazzi di intraprendere una carriera agonistica e poi me li sono ritrovati sul ring seguiti da altri maestri che, per accondiscendere alle loro fantasie, li hanno illusi di poter combattere? Uno di loro una volta si è bloccato completamente proprio davanti ai miei occhi: non era fatto per stare sul ring e ha pagato con un ko duro. Ne valeva la pena?”

E quindi cosa si fa?
“Si rimane sinceri. Se il ragazzo ha fisico, testa e capacità di soffrire lo porto a combattere. Altrimenti, da me, può allenarsi come amatore: non è male preservare il proprio fisico, mantenersi informa e uscire dagli allenamenti senza niente di rotto!”

Tornando al 13 aprile: Jacopo Lusci ha detto che salirà sul ring nella miglior forma di sempre. Siete pronti anche per questa eventuale versione 2.0?
"Sì e spero proprio che sarà così: storicamente più gli avversari combattono bene, più Francesco riesce ad esprimere il suo potenziale. Non abbiamo nessuna paura e siamo sicuri di vincere ancora".

Niccolò Pavesi
Giornalista sportivo, DAZN

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