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FURY – USYK : TRE LEZIONI DA RICORDARE
1. LA MENTE E’ TUTTO
Al termine del settimo round Usyk ascoltava i consigli del suo coach con occhi stanchi e preoccupati: Fury, in effetti, stava prendendo il largo.
Ma due minuti dopo un gancio sinistro ha cambiato la storia: appena il naso di Fury ha cominciato a sputare sangue gli occhi di Usyk sono tornati quelli della tigre che si erano visti all’inizio del match.
Quando Rocky, dopo decine di tentativi, riesce finalmente a far sentire un colpo a Ivan Drago all'angolo gli gridano: “gli hai fatto male, adesso ha paura! Hai capito? Non è una macchina, è un uomo!”. A Ryad è successo esattamente questo.

2. SOPRA I 100KG PICCHIANO TUTTI
Deontay Wilder, George Foreman, Earnie Shavers, Lennox Lewis, Wladimir Klitschko: ci sono massimi che, con un solo colpo, possono stendere un cavallo.
Usyk non appartiene al club: i suoi colpi sono precisi e veloci, ma non ha l’esplosività della dinamite né la pesantezza del carro armato. Eppure il sinistro che ha colpito Fury al mento gli ha addormentato completamente le gambe per trenta secondi, portandolo a un passo dal baratro. Non tutti i massimi picchiano allo stesso modo, ma tutti picchiano!

3. DALLE GUERRE NON SI ESCE ILLESI
Non ci sono prove oggettive del fatto che Fury abbia perso capacità di tenuta dopo la trilogia con Wilder. Però ci sono due indizi pesanti. Il primo viene dall’esperienza comune: nessuno esce da una guerra come ci è entrato, indipendentemente dal risultato. E’ valso per Ali e Tyson, passando per Chavèz, Pacquiao, Barrera e Morales.
Il secondo sospetto viene osservando l’atterramento subìto nove mesi fa sul colpo “smanacciato” di Ngannou.
Sono convinto che i combattimenti con Bronze Bomber – in particolare il terzo – abbiano ridotto capacità di incassare di Fury. La prova definitiva, però, arriverà solamente nella rivincita con Usyk.

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