FURY vs USYK
Se tutto fosse filato liscio questa sera saremmo riuniti davanti alla tv per goderci un evento epocale.
Peccato che non è filato tutto liscio. Anzi, tutto è andato tremendamente storto. Il taglio sulla palpebra di Tyson Fury – causa ufficiale dell’ennesimo rinvio – è la ciliegina su una torta tossica, cucinata a fuoco lento in due anni surreali.
Quando, nell’estate 2022, Usyk siglò la vittoria nel rematch contro Anthony Joshua le sue parole furono chiare: “voglio solo Fury”. Pretesa sacrosanta.
Peccato che “Gipsy King”, da quando ha strappato il titolo a Deontay Wilder, sia diventato meno affidabile di un politico in campagna elettorale. Al netto delle sparate da WWE, le sue mosse degli ultimi ventiquattro mesi sono state oggettivamente ridicole: prima Dillian Whyte alla frutta (a parziale giustificazione la qualifica di Whyte a sfidante ufficiale), poi Derek Chisora al caffè ed infine Francis Ngannou, neofita di ferro capace di metterlo in imbarazzo e persino al tappeto. Nel frattempo non ne ha voluto sapere né di Usyk né di AJ, posticipando all'infinito le trattative con uno e ritirandosi dalla negoziazione con l'altro.
Il dream-match contro Usyk è stato ri-fissato per il prossimo 18 maggio, ma ormai l’umore collettivo è riassumibile nella frase più letta sui social: “non ci credo finchè non li vedo sul ring”. Dopo due anni di tarantella, non può essere diversamente.
Questi sono i fatti. Poi ci sono le supposizioni.
Infortunio dubbio? Il taglio c’è (ed è brutto), ma davvero si è verificato ad appena due settimane dal match? La sfortuna esiste, ma storicamente episodi del genere sono rarissimi perché qualsiasi professionista – dal campione al mestierante –si tutela prendono una serie infinita di precauzioni. Nel filmato che è stato pubblicato Fury aveva il casco, ma quel video non dimostra che il taglio si sia aperto proprio in quella circostanza.
“E se avesse cercato una scappatoia dopo essersi reso conto di non essere pronto?”
La domanda strizza l’occhio al complottismo eppure, visto il protagonista della vicenda, non è poi così assurda. Fury stesso, rendendosi conto di avere perso ogni credibilità, ha postato una foto a petto nudo per dimostrare di essersi allenato seriamente, ma anche qui: siamo sicuri che sia una foto di oggi? A furia di gridare “al lupo”, non ci crede più nessuno; nemmeno quando il lupo, magari, c’è per davvero.
Le chiacchiere stanno a zero: il match è andato, Usyk ha perso tre mesi di lavoro e milioni di tifosi sono rimasti a bocca asciutta. Consoliamoci con Joshua – Ngannou e poi vedremo se Fury, tra tre mesi, ci degnerà della sua presenza sul ring di Ryad.
PS a proposito, avete fatto caso che Ngannou in sei mesi con i guantoni ha fatto quello che chiediamo a Fury, Joshua e compagnia bella da cinque anni?
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