GARCIA vs HANEY - 5 INSEGNAMENTI
Seguo la boxe da troppo tempo per non rendermi conto che la sfida tra Ryan Garcia e Devin Haney ha rappresentato una sorta di “manifesto della nuova boxe”. Cinque punti nitidi, che possono piacere o meno, ma sono lampanti e vanno accettati come tali.
1. Lo sport senza show è morto
È inutile opporsi al cambiamento: ormai lo sport non può più fare a meno dello show e la carta vincente è la miscela tra i due, cioè organizzare eventi sportivi sempre più votati allo spettacolo. I numeri parlano chiaro: Ryan Garcia, KSI, Jake Paul, le sfide crossover (Mayweather-McGregor, Joshua-Ngannou) e il trash-talking funzionano e portano pubblico e, quindi, soldi. Triste? Forse sì, ma non dimentichiamoci che con quei soldi si pagano gli atleti e i lavoratori del settore. Ne stiamo avendo dimostrazione anche in Italia. Con buona pace di chi “Garcia è un pagliaccio / Morello pensa solo ai followers / il pugile deve fare il pugile”. O ci si evolve o si muore di fame.
2. Quello che si vede sui social non è necessariamente vero
Garcia può continuare a millantare di avere bevuto alcol e fatto festa per tutto il suo training-camp, ma non dice la verità. Senza una preparazione attenta e meticolosa non si batte un atleta che mangia boxe, beve corsa e respira nuoto. Può darsi che “King Ry” si sia concesso qualche strappo alla regola, ma nel complesso deve necessariamente essere stato disciplinato. Chi non lo è fa la figura di Fury con Ngannou. E' vero, sui social lo abbiamo visto più intento a fare vita notturna che ad allenarsi, ma sui social vediamo quello che i personaggi vogliono farci vedere, non la realtà.
3. Non esiste “il nuovo Mayweather”
Negli ultimi dieci anni tutti i papabili eredi di Floyd hanno fallito. Da Broner a Haney, passando per Tevin Farmer. Non basta l’impostazione difensiva della shoulder-roll per essere i nuovi “Money”. Alcuni pugili riescono a schivare bene, ma nessuno è ancora riuscito ad essere impenetrabile come Mayweather. I sopracitati hanno saputo esserlo solo fino a un certo punto ma poi, contro avversari di livello mondiale, si sono dimostrati ben più vulnerabili del Maestro.
4. Per le star le regole sono un optional
Garcia sul ring è stato straordinario, ma rimane il fatto che se ne è stra-fregato delle regole. Ha deciso deliberatamente di mancare il peso perché ha ritenuto troppo stressante per il suo fisico rientrare nei 63.5 kg previsti dal contratto, sapendo perfettamente che Haney non aveva il potere di rifiutarsi di combattere, perché far saltare l’evento sarebbe stata una carneficina economica per tutti. Non esattamente un esempio di lealtà…
5. Il fisico è tutto (a parità di livello tecnico)
“King Ry” ha letteralmente maltrattato Haney: ogni colpo lo faceva traballare e, al contrario, non ha accusato minimamente quelli ricevuti. Si stima che la differenza di peso, sul ring, fosse dai 2 ai 4 kg. Tanto è bastato per produrre questo effetto determinante sull’andamento del match. Nella boxe moderna il fuoriclasse grosso batte sempre il fuoriclasse piccolo!
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